21.10.09

An Evening At The Movies. 1/ Inglorious Basterds



Per inaugurare questa still-rubrica nuova fiammante serviva il film giusto. Serviva un film su cui si poteva discutere e tramite cui si poteva insultare altra gente; più o meno quello che fa Sgarbi in televisone, magari. Ma non necessariamente, direi che doveva semplicemente trattarsi di un film apprezzato da alcuni e criticato da altri.
Io, dopo essermelo visto al cinema tre volte e aver raccolto una giusta dose di pareri contrastanti direi che sono pronto a scriverci sopra.
Seconda guerra mondiale, Francia. Tarantino narra le vicende di un reparto speciale composto da ebrei americani che seminano il terrore tra le fila naziste, riscrivendo la storia secondo i crismi tipici del suo cinema. Dialoghi dilatati al limite del logorroico, colonna sonora classical-western (quantomai illuminante ed evocativa), divisione in capitoli del film, alternarsi di comicità nera e violenza (gratuita?) di forte impatto.
Tutto questo. E molto di più.
A partire dal cast: dal Brad Pitt che ricama sul tenente Aldo Raine, stereotipandolo con stile, a Eli Roth, decisamente meglio in veste di attore che in quella traballante di regista horror/trash di ultima generazione alla fantastica Mélanie Laurent che incarna perfettamente il "volto della vendetta ebrea". Ma la vera sorpresa sono gli attori tedesci: Til Schweiger, di solito attore da action movie evitabili (vedi King Arthur, Tomb Raider) si riscopre nel ruolo del duro comicizzato, e calza alla perfezione. Altro esempi sono Michael Fassbender che paradossalmente interpreta un inglese che si finge tedesco ma desta sospetti per l'accento improponibile e Daniel Bruhl, già promettente in Goodbye Lenin.
Volutamente ho tenuto per ultimo Christoph Waltz, aka il colonnello delle ss Hans Landa. A lui va il primato per aver confezionato un'interpretazione di altissimo livello, oltre ad essere la sorpresa più gradita del film.
Mio dovere citare anche la presenza di un insospettabile Mike Myers (vi ricordate di Austin Powers?) nel ruolo del generale britannico Ed Fenech (!!).
Punto secondo: la regia. Tarantino rispolvera le sue armi migliori, e invece che metterle in mostra con una buona dose di autocompiacimento come già in Kill Bill o Grindhouse le camuffa sotto un velo di innovazione dovuto all'ambientazione insolita ma ritratta senza sbavature, all'uso sorprendentemente efficace di quattro lingue e sottotitoli per tre quarti del film e a una comicità più marcata del solito che fa risaltare le scene pulp in classico stile tarantino. Vi sono inoltre almeno un paio di scene (la discussione "animata" nella taverna e la scena metateatrale del cinema in fiamme) che ci consegnano un regista in stato di grazia, al di là delle sue tipiche etichette in questo caso superflue e capace di creare atmosfere mozzafiato.

In conclusione: sette su dieci. Non il miglior film di Tarantino ma sicuramente il migliore cronologicamente successivo a Pulp Fiction, fuori dalle coordinate tipiche del suo cinema e inoltre sintomo di un possibile capolavoro in futuro, prossimo o remoto che sia.
Ah, dimenticavo. DA VEDERE IN LINGUA ORIGINALE.

m.

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